E’ passato abbastanza tempo per provare a parlarne in modo obiettivo.
Lenticchia da Dicembre è andata ad ingrossare le liste dei giovani afflitti da disoccupazione ma le reali motivazioni sono ancora poco chiare.
Il 2015 è stato un anno che ha messo a dura prova la sua resistenza.
A Gennaio Terry si è presa la mononucleosi e non ha mangiato per mesi, non è cresciuta e l’ha destabilizzata non poco.E’ guarita dopo oltre sei mesi.
A Novembre l’incendio e NonnoDipinto in ospedale.
A Dicembre la fine del suo lavoro.
Per Lenticchia non era un posto qualunque ma era la sua seconda casa, un angolino di pace dove mettere la sua professione al servizio di una causa più grande. Il contratto senza prospettive, lo stipendio ridotto al minimo sindacale passavano in secondo piano senza troppe difficoltà di fronte alla consapevolezza che il suo contributo fosse a sostegno di azioni sociali importanti e non del profitto di questo o di quell’imprenditore.
Sarà per la mononucleosi, sarà per le ferie a Giugno, sarà per l’incendio o chissà perchè sarà ma ad un certo punto Lenticchia era diventata solo “una segretaria efficiente, senza nessun contributo aggiunto importante“.
Lenticchia ha ascoltato per mesi ramanzine e consigli non richiesti, suggerimenti sulla importanza del lavoro volontario, sulla scarsità delle mansioni svolte rispetto allo stipendio ricevuto, sull’ovvia conseguenza del mancato aggiornamento del suo contratto per mancanza di interesse.
Lenticchia si è ritrovata ad essere messa da parte, ignorata, isolata per non aver colto questi suggerimenti. Alla fine Lenticchia ha lasciato andare il suo lavoro.
Lavorare è un diritto-dovere di ciascuna persona. E Lenticchia, come tutti, ha bisogno di lavorare.
Se una donna, madre, e soprattutto professionista, viene retribuita per un certo numero di ore e poi le si chiede di impegnarsi in altro oltre l’orario per dimostrare interesse ma continuare ad avere lo stesso trattamento economico pattuito non sceglie: subisce. Rinunciare al compenso per l’impegno sociale e volontario in una qualunque attività è una libera scelta: ma dev’essere libera davvero. Non è con gli attestati di stima o le pacche sulle spalle che si pagano affitto, pannolini e cibo.
E’ poi ammirevole chi si dedica anima e corpo ad una causa, ma è e deve essere una scelta personale su cui nessuno può permettersi di sindacare; tanto più nel terzo settore, dove le motivazioni sono importanti e lo spirito con cui si fanno le cose può fare la differenza.
Rattrista soprattutto che tutto questo sia accaduto con sorrisi e rassicurazioni e che, in apparenza, nessuno dei protagonisti si rendesse conto della gravità di certe affermazioni. Stupisce come lo scenario sia un’associazione non profit che dovrebbe ergersi a paladina di parità di diritti, ad avanguardia della massima partecipazione di tutti, senza distinzione di sorta, e invece l’epilogo è stato tutt’altro che edificante.
Lenticchia crede nelle scelte che ha fatto nella sua vita. Gli studi, l’amore, la famiglia, le figlie sono scelte consapevoli e non intende dover rinunciare a quello che è diventata per scendere a compromessi nel nome di alti ideali, che condivide, che sono eretti ad unico scopo della vita di alcuni che, acceccati, non capiscono come altre vite siano diverse e centrate su altri obiettivi.
Quindi Lenticchia non è disoccupata e nemmeno triste : ha spostato il suo interesse verso Terry e Maggie, niente di meglio per la sua felicità.