Per giorni hanno parlato, discusso, analizzato la cosa da ogni possibile angolazione. Hanno immaginato come sarebbe stato dentro, come sarebbero stati i compagni, le compagne, le maestre.
Hanno scelto il grembiule con cura maniacale da “primo colloquio di lavoro”, verificato ogni singola cucitura dello zaino perchè fosse abbastanza resistente per il peso della cultura, comprato astuccio, penne, matite, pennarelli ma non il diario perchè quello (complimenti alla scuola! ndr.) è uguale per tutti i bambini.
Hanno visto e ammirato la scuola dall’esterno: così grande, piena di finestre, con le grandi scale davanti ma, nonostante tutto, nessuno aveva mai veramente capito bene cosa stava per succedere.
Quando mancavano un paio di settimane al “gran giorno”, Maggie ha iniziato a mostrare i primi segni di cedimento. Era più distratta del solito, più scontrosa del solito e particolarmente taciturna. Le notti erano per lei (ma soprattutto per Atpco e Lenticchia) insostenibili. Da sola, coi suoi pensieri, era difficilissimo non trasformare le sue piccole ansie in “mostri terribili” e “coccodrilli”.
Così, sera dopo sera, si sdraiava sul letto ma subito dopo cominciava la processione verso la camera dei genitori:”mamma, ho male qui“, “mamma, stai bene?” “mamma ho sete/prurito/caldo/freddo/febbre/moccio/pipì” e così via per almeno un’ora.
Quando finalmente riusciva ad addormentarsi la pace non durava a lungo. Nel bel mezzo della notte (le prime notti in cui anche Terry stranamente dormiva) poteva mettere in scena due diverse versioni di risveglio spaventoso:
- sonnambulismo: con annesse chiacchiere insensate: durante l’ennesima passeggiata nel corridoio è arrivata persino a litigare con Terry!
La si poteva trovare in piedi in mezzo al corridoio, occhi chiusi, capelli davanti alla faccia e frasi disconnesse. La prima volta Lenticchia l’ha accompagnata a bere dell’acqua ma appena si è girata per prendere la bottiglia lei era scomparsa. L’ha ritrovata spalmata sul letto a russare beatamente. Conclusione: lei dormiva Lenticchia no. - passeggiata fino al lettone: sempre lato Atpco (“perché mamma dormiva tanto bene..“). Si avvicinava a 10 cm dal suo orecchio e gli intimava “BABBO!” col tono abbastanza autoritario tanto da trasmettere un po’ del terrore che aveva provato pochi attimi prima durante l’incubo che l’aveva svegliata. “Amore, babbo si spaventa se tu lo svegli così … magari fagli un po’ di coccole... ” La notte successiva ha eseguito le istruzioni e la sveglia è stata più dolce ma la conclusione con o senza spavento è stata la stessa: lei dormiva Atpco no.
Durante il giorno, l’ansia da prestazione si presentava sotto forma di ore e ore di letture, prove di scrittura, esercizi sull’uso corretto del temperino e verifica che il materiale scolastico funzionasse alla perfezione. Poi sono cominciate le domande:
- “mamma ma secondo te prenderò brutti voti a scuola?”
- “mamma va bene se mi alleno con le matite? Perchè alla scuola materna avevamo le matite tutte rotte e non mi sono allenata bene..poi magari qui alle elementari mi chiederanno di usarle e allora io mi alleno così so usarle almeno un po’”
- “babbo, ma se mi danno troppi compiti da fare e non li so fare?”
- “mamma ma è necessario fare domani il primo giorno di scuola? E se lo faccio un altro giorno? Metti che poi mi sento male..”
- “mamma e se non so studiare?”
La sera prima quel povero pancino era in preda ai crampi e lei aveva una faccia che non riusciva a nascondere il terrore. Ma ecco che, il giorno prima del gran giorno, la vera domanda è saltata fuori:
“babbo come faccio a superare la paura? anche a te è successo? E come hai fatto?”
Evidentemente la risposta (che Atpco non ricorda più) deve essere stata convincente perché il giorno dopo Maggie ha iniziato la scuola dei grandi con rinnovata speranza e ha voluto inaugurare lo zaino con la carta che per lei significava “Felice”
L’hanno accompagnata in pompa magna: un servizio fotografico per le vie della città paragonabile solo a quello della sua nascita, accompagnata in classe come una regina e, infine, lasciata da sola in quella classe piena di bambini emozionati e qualcuno con le lacrime agli occhi.
Mentre Lenticchia la salutava Maggie ha detto
“mamma mi lasci un pacchetto in più di fazzoletti, metti che mi viene da piangere quando non ci sei..”
A mezzogiorno il suo visino sorridente è sbucato da quel grande portone e quando ha visto Lenticchia le ha urlato:
“mamma mi sono divertita molto!!”
Via, le ansie erano scomparse: il giorno dopo ha voluto mettere nello zaino la carta “Più felice”.